Dani Alves vuole cambiare ruolo: "Da terzino tocco pochi palloni"

Calcio

Il giocatore del San Paolo sembra non riuscire ad adattarsi al campionato brasiliano, troppo lento per i suoi gusti. E propone una soluzione: "Dovrei giocare più al centro, sarei di maggior aiuto alla squadra". La maglia numero 10 ce l'ha già...

DANI ALVES "DISTURBATORE" IN DIRETTA TV

L'ESORDIO DA SOGNO CON IL SAN PAOLO

COME VEDERE DAZN1 SUL CANALE 209 DI SKY: LA GUIDA

Un brasiliano che non si adatta al campionato brasiliano: esiste un termine per indicare il contrario della saudade? È lo strano caso di Dani Alves, il terzino collezionista di trofei (43 i titoli nella sua bacheca, che lo rendono il giocatore più vincente nella storia del calcio) tornato al San Paolo al termine di una lunghissima esperienza in Europa: Siviglia, Barcellona, Juventus, Psg, le maglie vestite dopo aver lasciato il Brasile nel 2002. E quello che ha trovato al suo ritorno è un campionato che non riesce a soddisfarlo, cosa piuttosto inedita per un brasiliano (nella storia sono molti più i casi di brasiliani incapaci di adattarsi al calcio europeo, che scelgono di tornare in Patria e qui risbocciano): “L’intensità è inferiore – si è lamentato Dani Alves in un’intervista a TV Globo - quindi se resto sulla fascia rischio di stare per molti minuti senza toccare la palla”. Arrivando anche a proporsi per un nuovo ruolo, lui che per anni è stato considerato il miglior terzino destro del mondo: “Io sono venuto qui per aiutare i miei compagni a creare occasioni da gol, sono pronto ad adattarmi a un nuovo contesto, allora potrei spostarmi più verso il centro, in una zona del campo in cui posso incidere di più nel gioco. Rinuncerei volentieri al ruolo che ho svolto per vent'anni se servisse a creare migliori condizioni tattiche e tecniche per me e per la squadra”.

Non solo il tipo di gioco, ma anche i campi (“molto peggiori rispetto all'Europa, e questa cosa abbassa ancora di più il ritmo e la qualità del gioco”)e le strutture finiscono nel mirino del campione brasiliano: “Siamo ancora il Paese del calcio in termine di talento individuale e qualità umane dei calciatori, ma giochiamo in impianti precari, ci alleniamo in centri scadenti, quindi facciamo fatica a migliorare. Quando ero in Europa, ho detto di non riuscire a guardare una partita del campionato brasiliano dall'inizio alla fine, ora che sono tornato sto capendo sulla mia pelle perché avevo questo rifiuto”.

Parole che può permettersi di pronunciare dall’alto della sua esperienza e del suo status, visto il clamore creato dal suo approdo al San Paolo, nell’estate in cui – dopo il divorzio dal Psg – era rimasto sul mercato come uno dei più preziosi svincolati. Alla fine per lui arrivò la firma – un vero e proprio evento mediatico – su un contratto fino a fine 2022, con tanto di maglia numero 10. Forse già quello era un primo indizio della voglia di cambiare del “nuovo” Dani Alves…