Sky: no alla moviola da 6 anni, sì alla tecnologia da sempre
CalcioLa posizione di Sky Sport sull'uso delle tecnologie applicate al calcio è chiara: "La moviola, intesa come post partita gestito con il supporto tecnico di un ex arbitro, non ha cittadinanza nei nostri programmi. Ma non rinunciamo al supporto tecnico"
Ecco il testo di un editoriale di Sky Sport in cui si parla del tema dell’uso della moviola e delle tecnologie applicate al calcio:
“Diciamolo subito: nessuna moviola potrà mai cambiare il risultato sul campo, né una decisione dell'arbitro, per cui le polemiche inscenate intorno a quattro immagini riviste al rallentatore sono per definizione inutili, oltre che dannose, per le coronarie degli urlatori di turno. Neppure davanti a episodi come quello di Rosetti al Mondiale, una discussione postuma ha prodotto effetti, se non quello di favorire il rapido esodo di Rosetti stesso dai ruoli arbitrali a quelli dirigenziali. Eppure è bastata la dichiarazione di rinuncia alla moviola fatta dalla Rai per scatenare quasi una guerra santa. Noi preferiamo defilarci, per odio nei confronti di ogni tipo di guerra e per coerenza con una scelta che a Sky facemmo sei anni fa. Da allora la moviola, intesa come segmento di una trasmissione post evento gestito con il supporto tecnico di un ex arbitro, non ha più cittadinanza nei nostri programmi. Non abbiamo, però, messo la testa sotto la sabbia. Proprio per rimarcare il segno del cambiamento, abbiamo presto evitato di chiamarla moviola, nobile macchina che produceva capolavori nel cinema e poi profonde spaccature nel calcio. Ma, alla tecnologia non rinunciamo, la consideriamo un patrimonio di tutti e anche della televisione applicata al calcio. Se accanto ai tre assistenti dell'arbitro c'è, da qualche anno ormai, il guardalinee elettronico, perché chiudere gli occhi e fingere che non esista? Se la telecamera posta sulla linea di fondo testimonia che un pallone ha scavalcato interamente la linea di porta, perché non dirlo, magari riproponendo l'immagine? E' cronaca, non fantascienza. La condotta adottata è sempre la stessa: mostrare le immagini ai protagonisti, parlarne con loro, senza mai lasciare il campo a oscure tesi dietrologiche che - quelle sì - fanno male al calcio, affogandolo in un mare di sospetti. L'errore fa parte del gioco, i troppi errori spesso denunciano anche scarso valore tecnico. Per combattere questo, non serve la censura, bastano dei buoni maestri.”
“Diciamolo subito: nessuna moviola potrà mai cambiare il risultato sul campo, né una decisione dell'arbitro, per cui le polemiche inscenate intorno a quattro immagini riviste al rallentatore sono per definizione inutili, oltre che dannose, per le coronarie degli urlatori di turno. Neppure davanti a episodi come quello di Rosetti al Mondiale, una discussione postuma ha prodotto effetti, se non quello di favorire il rapido esodo di Rosetti stesso dai ruoli arbitrali a quelli dirigenziali. Eppure è bastata la dichiarazione di rinuncia alla moviola fatta dalla Rai per scatenare quasi una guerra santa. Noi preferiamo defilarci, per odio nei confronti di ogni tipo di guerra e per coerenza con una scelta che a Sky facemmo sei anni fa. Da allora la moviola, intesa come segmento di una trasmissione post evento gestito con il supporto tecnico di un ex arbitro, non ha più cittadinanza nei nostri programmi. Non abbiamo, però, messo la testa sotto la sabbia. Proprio per rimarcare il segno del cambiamento, abbiamo presto evitato di chiamarla moviola, nobile macchina che produceva capolavori nel cinema e poi profonde spaccature nel calcio. Ma, alla tecnologia non rinunciamo, la consideriamo un patrimonio di tutti e anche della televisione applicata al calcio. Se accanto ai tre assistenti dell'arbitro c'è, da qualche anno ormai, il guardalinee elettronico, perché chiudere gli occhi e fingere che non esista? Se la telecamera posta sulla linea di fondo testimonia che un pallone ha scavalcato interamente la linea di porta, perché non dirlo, magari riproponendo l'immagine? E' cronaca, non fantascienza. La condotta adottata è sempre la stessa: mostrare le immagini ai protagonisti, parlarne con loro, senza mai lasciare il campo a oscure tesi dietrologiche che - quelle sì - fanno male al calcio, affogandolo in un mare di sospetti. L'errore fa parte del gioco, i troppi errori spesso denunciano anche scarso valore tecnico. Per combattere questo, non serve la censura, bastano dei buoni maestri.”