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Neto spiega ai nuovi cosa è la Chapecoense

Calcio

Ivano Pasqualino

Il difensore brasiliano, sopravvissuto al disastro aereo dello scorso novembre, ha incontrato i nuovi calciatori della Chape per condividere con loro la sua esperienza e il suo amore per la maglia biancoverde

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La via del guerriero. I giapponesi la chiamano "Bushido", un codice di condotta usato dai leggendari samurai. Tra le regole più importanti, c’è quella di non mollare fino all’ultimo alito di vita. È quello che ha fatto Helio Zampier Neto, difensore della Chapecoense rinominato "il guerriero" dal club brasiliano. Neto è uno dei sei sopravvissuti al disastro aereo dello scorso novembre, in cui morirono 71 persone (tra cui la maggior parte dei calciatori della Chapecoense). Lì, su quelle impervie colline della Colombia, la sua voglia di vivere ha avuto la meglio. Lo ha tenuto in vita, nonostante le lesioni al cranio, al torace e alla gamba destra.

La voglia di vivere - Ed è proprio questa voglia di vivere, questa forza innata, questo amore verso la propria maglia che ha portato subito Neto a voler incoraggiare i nuovi calciatori della Chapecoense. Il difensore, ancora malconcio, ha parlato a lungo con i giocatori della Chape nello spogliatoio del club, come si vede in un post pubblicato su Instagram dalla società brasiliana. Le ferite e i traumi dell’incidente son ancora evidenti sul suo corpo, ma per un guerriero le cicatrici sono un vanto, non una vergogna.

Il desiderio - Neto, che appena svegliatosi dal coma aveva subito chiesto "Com’è finita la partita?" (riferendosi alla finale di Copa Sudamericana che non ha mai giocato), spera adesso che i nuovi ragazzi della Chape possano amare la maglia come ha fatto lui. "Una foto che vale più di mille parole – scrive la Chapecoense, accanto alla foto di Neto con i nuovi calciatori del club – Il nostro guerriero Neto condivide la sua esperienza con i nostri nuovi ragazzi da poco promossi a calciatori professionisti". Neto ha già espresso il suo desiderio: tornare a vestire la maglia della Chapecoense e lottare ancora per i suoi colori, fino alla fine, come un vero guerriero.