Il "derby" di Astrid Ericsson, la svedese all'italiana: "Cos'è il Biscotto?"
CalcioSvezia-Danimarca, quella del "Biscotto", raccontata alla modella svedese Astrid Ericcson, freestyler del palleggio e stella di Instagram, che ora vive a Milano, ma nel 2004 aveva 13 anni e ricorda a malapena il tacco di Ibra agli azzurri. Per capire cosa l'attenderà tra venerdì e lunedì per lo spareggio Mondiale con l'Italia
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Quel biscottino a forma di cuore è un altro trucco, non fidatevi. Non lasciatevi sedurre. La nuova Greta Garbo ha le sembianze di un angelo caduto dal cielo, una spia in missione all'Ikea per distrarre Milano e l'Italia dalla sua fame di vendetta. "È un messaggio d'amore verso il vostro Paese, che mi ha adottato. Sì, ormai mi sento italiana, ma non posso tradire le mie origini svedesi: se potessi metterei la firma per un pareggio...". Ecco! Allora è un vizio! Chi credeva d'incantare, credeva che bastasse un cuoricino, gli occhi azzurri, l'altezza (1.80 senza tacchi, beh) e due palleggi per farci cambiare idea sugli svedesi?
Dal latino "bis-coctus"
Forse Astrid era troppo giovane (e troppo svedese), mentre a noi quel biscottino frulla ancora nello stomaco ogni volta che gli eventi ci "costringono" a rievocarlo. "Mi hanno accennato qualcosa, ma non ho capito bene cosa è successo". E allora glielo spieghiamo noi: dicesi "Biscotto" la partita che si giocò il 22 giugno del 2004 a Oporto tra Svezia e Danimarca, terza giornata del gruppo C, valida per il passaggio del turno ai quarti di finale del 12° campionato europeo di calcio. Che gli italiani non hanno ancora digerito perché il 2-2 finale determinò - indirettamente... - l'eliminazione degli azzurri. Che pure avevano vinto il match di Guimaraes - in contemporanea - contro la Bulgaria. Puniti dalla differenza reti, che premiò - invece - il pareggio "perfetto" vostro, e dei vostri compari, o cugini che vogliate, scandinavi. Dal latino "bis-coctus", due volte cotto. "Ma cugini di cosa?!".
Allor parlaimm e nun ce capaimm
Come cugini di cosa? Nell'immaginario geopolitico internazionale esistono delle parentele, no? Italiani e francesi - ad esempio - sono cugini. Pensavamo che tra danesi e svedesi corresse lo stesso grado di consanguineità. "Mah, in realtà loro capiscono noi, ma noi non capiamo loro...". Con parole sue. "Abbiamo una cultura completamente diversa, tra i due popoli non c'è molto dialogo... Noi svedesi diciamo che quando parlano i danesi è come se avessero una pappa in bocca, la loro famosa Rød pølse, una specie di salsiccia di colore rossastro. Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta, noi pensiamo che non li capisca proprio nessuno...". E ride. Forse non ha ben compreso il senso della nostra amarezza.
Che poi furono gli stessi svedesi - attraverso il quotidiano Offside - a smascherare il (presunto) pasticciaccio rivelando il contenuto di una conversazione tra il gialloblù Erik Edman e il biancorosso Niclas Jensen a qualche minuto dal fischio d'inizio. "Pensi che dovremmo fare un bel 2 a 2?" chiede (avrebbe chiesto) Edman. "Sì, forse potremmo" la risposta (se ci fu) di Jensen. "E allora fateci segnare per primi...". Insomma, i conti non tornano. Se non si capivano, pareggiarono per telepatia?
Mio cugino Bobo
Nell'estate del 2004 Astrid Ericsson - oggi per tutti "la modella che palleggia", stella di Instagram, con una quasi laurea in ingegneria - aveva 13 anni. E giocava a pallone come ogni ragazzina svedese che si rispetti, in procinto di fare il grande salto dal campetto di casa (Boo, Stoccolma) alla serie A, difensore centrale dell'Hammarby DIF. "Non seguivo tanto le partite in tivù, ricordo a malapena il tacco di Ibra solo perché se ne parlò per giorni. E ricordo anche che mio cugino (quello vero, niente danesi in famiglia ndr) si faceva chiamare 'Vieri', andava pazzo per lui". E invece qualche anno dopo ci avrebbe giocato lei (non il cugino) con Christian, che l'ha scelta come madrina della sua Bobo Summer Cup lo scorso luglio.
Il morso dello scorpione
Il "morso" di di Zlatan a 5 minuti dalla fine sarà letale: l'Italia di Giovanni Trapattoni era già reduce dall'eliminazione agli ottavi dei Mondiali per mano della Corea (e dell'arbitro Moreno, e viceversa); aveva esordito con uno 0-0 in Portogallo nella prima sfida con la Danimarca, quella dello sputo di Totti a Poulsen, che costò tre turni di squalifica al capitano giallorosso; e il pareggio dello scorpione-Ibra - che rispose al vantaggio di Antonio Cassano - contribuì a spargere veleno in casa azzurra. Si disse che tra Vieri e Buffon volarono parole grosse, in stile Rivera-Albertosi di Messico '70. E Christian si presentò in conferenza stampa arrabbiatissimo (per non dire incazzatissimo) e anche Buffon ci mise la faccia, come sempre.
Vieri. "Avete scritto di un litigio tra me e Buffon parlando di alta tensione nel gruppo. A livello tecnico potete dire tutto quello che volete, che non sono in condizione, che non faccio più gol, ma a me delle vostre opinioni non frega nulla, non vivo per voi, vivo per me. Ma non potete permettervi di offendermi come uomo. Sono più uomo io di quanto siete uomini voi tutti assieme". E ancora: "Ci massacrate dalla mattina alla sera con ogni tipo di invenzione. Noi abbiamo sempre rispettato il vostro lavoro, presentandoci ogni giorno in conferenza. Voi non avete rispetto per noi come uomini. Io ogni mattina posso guardarmi allo specchio, voi non potete farlo".
Buffon. "Le ipotesi sono tre: o c'è una spia che dà informazioni inventate ai giornalisti, o i giornalisti vaneggiano o c'è un progetto per distruggere questo gruppo. Quelli che hanno fatto uscire una cosa del genere sono persone che vogliono il male dell'Italia. Lo sfogo di Bobo? Ognuno è fatto a modo suo. Bobo ha ritenuto di fare così perché, nonostante la sua dura scorza, è più sensibile. Io ritengo che sia meglio il dialogo anche se duro. Sono amareggiato per quanto successo. E' giusto fare analisi tecniche, ma quando si parla di rapporti umani e personali e si scrivono cose inventate non va bene".
Morten di simpatia
Come se non bastasse, montò una sorta di "partito del 2-2" in un bailamme di folklore, sospetti, interventi "diplomatici" per scongiurare la beffa, che più si avvicinava la partita e più questo destino sembrava segnato, ineluttabile, quasi che "ce la tirammo". Così, quando Cassano al 94' realizza il gol del 2-1 alla Bulgaria, non sa ancora che la Svezia ha appena pareggiato, che nell'altro match di Oporto si sta già festeggiando il 2-2. I compagni guardano Antonio esultare e non sanno come dirglielo, Cassano corre verso la panchina e capisce, le espressioni di Del Piero, Perrotta sono affrante. Ma la sua faccia, più tutte, incarnerà l'incredulità dell'Italia, che ora si sente definitivamente dileggiata. La battuta del ct danese Morten Olsen prima dell'incontro confermava ufficialmente la tesi dei dietrologi: "Ma è ovvio che ci metteremo d'accordo...".
Il biscotto alla Astrid
Il mito dei Paesi nordici, quelli che pagano le tasse, l'emancipazione femminile, il Premio Nobel, tutto macchiato da una stupida partita di calcio. "Ci sono le prove? Io non credo che i miei connazionali siano capaci di fare cose del genere. Non voglio credere alla tesi del complotto, e poi ho una mia teoria per lo spareggio che, forse, può mettere tutti d'accordo: cosa ci va a fare la Svezia ai Mondiali se non li vince mai? A questo punto meglio puntare sull'Italia, c'è qualche possibilità in più per divertirsi la prossima estate".