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Io, Erjona Sulejmani: "La mia vita da Capitana"

Calcio

Alfredo Corallo

La modella albanese Erjona Sulejmani, una delle protagoniste del docu-reality "Le Capitane" (foto da Instagram)

Figlia di un poliziotto, arrivata in Italia 20 anni fa con la famiglia per scampare alla guerra del Kosovo, la modella di origini albanesi che fu eletta la tifosa più sexy degli Europei è una delle protagoniste del docu-reality "Le capitane" in onda ogni venerdì sera su Spike Tv: "L'Italia mi ha salvata, oggi sono una donna più forte"

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"Sono nata a Shkoder, nell'estremità nord dell'Albania. Mio padre era il capo della Polizia, ma con la guerra dell'indipendenza del Kosovo, proprio al confine con la mia città, ci siamo sentiti travolti, dalla sera alla mattina siamo partiti per l'Italia e la nostra vita è cambiata completamente". Siamo abituati a guardare Erjona Sulejmani sotto un'altra veste... ma forse non tutti conoscono la sua storia, come è arrivata fino a noi. L'abbiamo incontrata a Milano alla presentazione del programma "Le Capitane" che la vedrà protagonista insieme alle altre "wags" di casa nostra nel docu-reality che ogni venerdì (alle 23) va in onda su Spike Tv. Prima, dunque, che il marito Blerim Dzemaili - attraverso il suo avvocato - diffondesse la nota con cui ha comunicato alla moglie di avere avviato le pratiche per la separazione giudiziale "a fronte di una crisi perdurante".

Sposati dal 2015, hanno un figlio di 2 anni e mezzo (Luan) ed entrambi hanno lasciato i loro paesi per sfuggire al caos della disgregazione jugoslava. L'ex calciatore di Napoli e Bologna oggi al Montréal Impact fu condotto bambino in Svizzera da Tetovo, che rappresenta la più folta comunità albanese in Macedonia oltre che la culla dello Shkendija, la squadra affrontata nei preliminari estivi dal Milan per l'accesso ai gironi di Europa League. Mentre la famiglia di Erjona virò, appunto, sull'Italia. 

Cosa ricorda del suo arrivo in Italia?

"Siamo stati fortunati perché alcuni amici, ex poliziotti, hanno aiutato papà a trovare subito un lavoro e una casa, non abbiamo dovuto accusare lo shock di un cambiamento così drastico sebbene ogni volta quel ricordo mi tocchi nel profondo, non posso dimenticare che il mio sangue è albanese. Avevo meno di 10 anni e non è stato semplice, quel distacco mi ha segnato".

Si è mai sentita discriminata?

"Considero l'Italia la mia seconda patria per quello che in assoluto mi ha dato e soprattutto per l'accoglienza che abbiamo ricevuto. In quel periodo, alla fine degli anni '90, c'era un razzismo dilagante verso gli albanesi, in parte gustificato: molti detenuti erano scappati dalla prigione e hanno condizionato anche quelli che volevano trovare una via d'uscita in maniera del tutto regolare. E mi sono reso conto di quanta umanità ci sia nel cuore degli italiani che, di fronte a persone volenterose, serie, predisposte all'integrazione, ti accolgono come una di famiglia. Mi sono sentita adottata dall'Italia". 

Dove è cresciuta?

"A Pozzolengo, nel Bresciano, vicino Sirmione. Lì ho tuttora i miei amici, lì vivono i miei genitori, è casa mia, il mio rifugio, c'è tutto quello che mi sono costruita negli anni, ho cominciato a lavorare giovanissima". 

Studi?

"Mi sono diplomata alla Ragioneria, ma parallelamente avevo intrapreso la carriera nella moda, eletta Miss Eleganza in Albania. Fu in quell'occasione che Blerim si finse giornalista...".

In che senso?

"Vide le mie foto che giravano sui giornali, sui siti albanesi, e per contattarmi si spacciò per giornalista con la scusa di un'intervista. Io di calcio non ci capivo un'acca (ha detto proprio così ndr), oggi ancora meno... Inizialmente non accettai perché sa, quando c'è di mezzo un concorso di bellezza sei sempre molto ricercata. Mi dissi: massì, prima o poi capiterà di fare questa benedetta intervista, non avevo nemmeno particolare interesse perché vivendo in Italia non pensavo a una carriera in Albania. Ma lui niente, insisteva. Contattò tutti i miei amici, ma proprio tutti, al punto che dissi loro: dategli una mia email che questo è di una pesantezza unica! (ride). Mi scrisse: guarda, ho visto le tue foto, mi sono innamorato di te. Sei bellissima, di origini albanesi come me, parli in italiano, sei perfetta: e ricordati che io un giorno ti sposerò...".

E lei?

"Io leggo questo messaggio e mi dico: che tipo! Neanche gli rispondo. Ma lui insiste, insiste, insiste e a un certo punto gli faccio: senti bello, prenditi questo numero e mettiti in fila. Mi aveva scocciato! Finché, sa, da cosa nasce cosa... ci siamo incontrati e abbiamo capito che c'era qualcosa di forte tra noi, che nasceva proprio dalle nostre origini. Da lì a poco tempo mi sono trasferita a Napoli, dove giocava, e nel 2015 ci siamo sposati".

E la carriera?

"Da quell'incontro ho messo da parte un po' il resto. Mi sono concentrata sul voler costruire una famiglia, diventare mamma. Dopo aver conosciuto Blerim ho lasciato il mio mondo per seguire il suo, a Napoli mi ero iscritta all'Università, alla Facoltà di Psicologia, ma nel giro di pochi mesi eravamo già a Istambul e ho preferito mollare gli studi".

Lei ha mai influenzato le sue scelte?

"Mai. Non mi sono mai permessa di dire niente. Ho la consapevolezza che si tratti di un lavoro in cui le scelte devono essere prese esclusivamente dal diretto interessato. La sua carriera non dura a lungo e ho trovato giusto che non dovesse pentirsi delle sue decisioni. Ma di ogni città dove abbiamo vissuto mi porto dietro qualcosa di positivo".

Partiamo da Napoli.

"Abbiamo ricevuto quello di cui un calciatore e chi lo circonda ha bisogno: amore. È vero: forse sul momento non ti rendi conto, ma poi ti manca. Le amicizie, avere persone che ti vogliano e a cui volere bene sono una parte fondamentale nella vita per essere felici. Il lavoro non può darti tutto, ci sono delle componenti che ti rendono l'esistenza più serena. Ma quando fai il calciatore, saltando da un posto all'altro, è impossibile costruire dei rapporti umani solidi. Blerim era a Napoli da tre anni e c'erano già delle basi, ma a prescindere da questo mi sono inserita in fretta, mi sono sentita subito abbracciata dai napoletani e per questo li ringrazierò in eterno".

Da Napoli a Istanbul.

"Infinita, bellissima. Tu prendi la macchina per andare in un posto e puntualmente ti perdi, ma ne trovi un altro. È stupendo, perché ovunque ti perda c'è qualcosa di bello da vedere". 

Facciamo un salto a Genova. 

"L'abbiamo vissuto un po' di sfuggita, ma c'era un bel gruppo all'interno della squadra. L'allenatore del Genoa (Gian Piero Gasperini ndr) era molto attento all'aspetto familiare dei calciatori, non è da tutti". 

Dalla Lanterna a Piazza Grande: Bologna.

"Ho apprezzato tantissimo l'educazione dei bolognesi, cosa molto rara oggi. Per una foto, anche per un semplice saluto chiedono "permesso, posso, la disturbo", sembra di vivere in un'altra epoca!".

Dall'Emilia al... Québec: Montréal. 

"In Canada sono stata tre mesi, mi ha stupito un sacco vedere in giro tutte queste famiglie, che sono numerosissime! Le vedi al parco, a fare i picnic, felici, l'immagine della semplicità. Un po' come ci hanno raccontato dell'Italia negli anni '60, una tradizione che è andata a sfumare. Peccato". 

Oggi?

"Adesso che Luan è più grandicello, va all'asilo, ho deciso di riprendere in mano la mia vita, la mia autonomia. Perché sì, va bene essere la moglie di un calciatore, ma non si può dimenticare quello si era prima. È giusto che lui faccia la sua carriera e ripeto, non mi sono mai intromessa nelle sue decisioni, ma è altrettanto giusto che anch'io come donna mi senta realizzata. In primis come madre, il ruolo che in assoluto mi appaga di più, io vivo per mio figlio, Luan è il senso della mia vita. Ma le mamme sono delle donne, con la loro sensibilità e la loro femminilità".

Finora lei è stata apprezzata di più per la femminilità... Agli Europei non passò inosservata, se è vero che è stata giudicata da GQ la tifosa più sexy di Euro 2016. 

"Giuro che non l'ho fatto apposta... C'era molto caldo, ero scollata e... hanno cominciato a fotografarmi tutti!".

La rivedremo "furoreggiare" sugli spalti in Russia?

"Non credo... e poi senza l'Italia ai Mondiali che gusto c'è?".

Da Miss a Capitana, ha rimesso la fascia. Com'è stata l'esperienza con le altre "colleghe" wags?

"Ci siamo trovate catapultate tutte insieme senza sapere niente l'una dell'altra. Ci siamo presentate lo stesso giorno e la produzione ha detto: voi siete le capitane! Boh! Ma fin dall'inizio è nato un bel feeling tra noi. Attenzione: ognuna è fatta a modo suo, ma non ho trovato cattiveria, invidia, gelosia. E poi, parliamoci chiaro: qui ciascuna racconta la propria storia, non mi pare ci sia l'intenzione di ostacolarsi, soltanto far vedere le nostre personalità, che sono fatte di cose belle e anche di debolezze".

Ha legato con qualcuna in particolare?

"Io sono una che va d'accordo con tutte, posso definirmi una femminista: sempre a favore delle donne. Sempre". 

Il tema della violenza sulle donne è più che mai attuale (sabato scorso è stata la Giornata internazionale contro il Femminicidio ndr).

"Credo che ogni donna abbia il diritto di vivere la sua vita in autonomia, senza timore. Nessuna donna deve sentirsi indifesa. Nell'assoluta parità dei generi. Noi sappiamo essere mogli, mamme, compagne, amiche, casalinghe, siamo tutto questo insieme. È assurdo che nel 2017 ogni santo giorno si legga di una donna uccisa, maltrattata, umiliata, offesa, picchiata. Noi non siamo un bersaglio, noi siamo il futuro. Siamo quelle che procreiamo, che portiamo in grembo i vostri figli. Noi donne dovremmo unirci ancora di più, fare gruppo, anche sui social c'è la tendenza a colpire principalmente il sesso femminile, non si dovrebbe fare con nessun essere umano ma la maggior parte delle vittime sono donne".  

I suoi post a volte sono un po' provocanti e i commenti si sprecano. 

"Gli stupidi ci sono e ci saranno sempre, purtroppo. Una donna viene vista come un oggetto sessuale, come un soprammobile. Perché, okay, va bene fare un complimento, ma non bisognerebbe mai andare sul volgare, sull'offensivo. Se una ha avuto o meno la fortuna di essere carina, non significa che non possa essere altre mille cose. Se scrivessero certe frasi alle vostre figlie, se lo facessero con le vostre madri, come la prendereste?". 

Male.