La storia di Attila Malfatti, licenziato dallo Zilina per gli effetti del coronavirus

La storia
Riccardo Gentile

Riccardo Gentile

Foto Instagram @MSKZilina

Dopo lo stop del campionato e le ricadute economiche dell'emergenza coronavirus sul calcio slovacco, lo Zilina ha mandato all'allenatore italiano una lettera di licenziamento. Malfatti è pronto a tornare in Italia, ma si rivolgerà al Tas. La storia

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Licenziato. Per giusta causa, fanno sapere dallo Žilina, il secondo club più vincente del calcio slovacco dopo lo Slovan Bratislava. Questa è la storia di Attila Malfatti, 48 anni romano di Trastevere, ma cresciuto a Viareggio. È lui il primo allenatore a pagare gli effetti del coronavirus, già perché la "giusta causa", secondo la sua società, sarebbe proprio questa.

 

Attila sta bene, sia chiaro, ed è ancora chiuso nel suo appartamento a Žilina, la sua unica "colpa" è quella di guadagnare bene, troppo evidentemente per il suo ormai ex Presidente Jozef Antošík: "Il 23 marzo era il suo compleanno e io – dice Malfatti - ero al telefono con lui per gli auguri, del resto abbiamo avuto sempre un ottimo rapporto da quando sono arrivato in Slovacchia (settembre 2018 ndr), abitiamo a 200 metri di distanza".

 

Tre giorni dopo, ecco la lettera che non t’aspetti, un fulmine a ciel sereno: "Mi aveva addirittura proposto all’inizio dell’emergenza coronavirus, di tornare dalla mia famiglia che vive a Torino, ma io ho preferito di no e ho detto che sarei rimasto a Žilina e a disposizione del club".

 

In pochissimo tempo è cambiato tutto, lo Žilina non ha soltanto licenziato Malfatti ma ha anche chiesto ai dieci giocatori con lo stipendio più alto una decurtazione dell’80% dell’ingaggio. Non ottenendo una risposta immediatamente positiva, il club ha già annunciato a questi calciatori che verrà pagato lo stipendio di aprile, ma che dal 1° maggio saranno liberi di cercarsi un’altra sistemazione.

 

Il tutto con un campionato ancora in corso: al termine della regular season, lo Zilina aveva chiuso al secondo posto a +7 sul Dunajská Streda e addirittura a +15 sullo Spartak Trnava, in piena zona Europa e con i playoff alle porte. Risultati, frutto anche dal lavoro di Attila Malfatti che, di fatto, da dicembre scorso era a tutti gli effetti l’allenatore della squadra. In seconda, per essere precisi visto che alla federazione slovacca non era bastata la deroga arrivata da Coverciano. Del resto Pavol Staňo, solo sulla carta primo allenatore, era stato messo lì dal Presidente Antošík proprio per consentire a Malfatti di lavorare senza che nessuno  potesse obiettare.

Una foto di Attila Malfatti ai tempi dello Spartak Mosca

Attila era arrivato allo Žilina dopo l’esperienza di un anno a Mosca con lo Spartak nello staff di Massimo Carrera, campione di Russia in carica. Insieme la vittoria in Supercoppa e due serate indimenticabili in Champions League: l'1-1 contro il Liverpool e il 5-1 al Siviglia. Prima dello Spartak 14 anni nel settore giovanile della Juventus, ricoprendo ruoli diversi, ma sempre con ottimi risultati. Sempre a livello giovanile anche il suo unico titolo da calciatore, da trequartista, da numero 10: stagione 89-90 Scudetto Primavera con la Roma di Dino Viola, allenatore Luciano Spinosi, con lui Muzzi, Statuto, Berretta, Maini e Fabio Petruzzi tra gli altri.

 

Trent’anni dopo Attila è in Slovacchia, ma ancora per poche ore. Appuntamento lunedì alle 5 del mattino per salire sull’auto del suo amico Enzo, proprietario del ristorante "Il Vulcano" a Žilina: 170 km da percorrere per raggiungere Bratislava, dove alle 7 è atteso da un Pullman organizzato dall’ambasciata per il rimpatrio degli italiani in Slovacchia. Un viaggio lungo quindici ore fino a Roma Termini, dove dormirà una notte in hotel, per poi ripartire verso il Piemonte con una macchina a noleggio e raggiungere finalmente la sua famiglia: "Sarebbe stato meglio un treno, ma chi arriva dall’estero non può prendere mezzi pubblici e ovviamente appena arrivato a Torino dovrò stare due settimane in quarantena". E lo Žilina?: "Adesso la cosa importante è tornare a casa, poi ci penserà il Tas di Losanna". Il tribunale arbitrale dello sport difficilmente potrà dargli torto, visto che la Fifa considera il Covid19 una causa di forza maggiore e che per questo non è consentito alle società licenziare i propri dipendenti.  

Malfatti con Pasalic allo Spartak Mosca