Calcio USA: tolto il divieto di inginocchiarsi durante l'inno nazionale

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La federazione americana ha deciso di abrogare - con tanto di scuse - la norma che vietava di inginocchiarsi durante l'inno nazionale prima delle partite come forma di protesta contro il razzismo. La decisione arriva sull'onda delle proteste per la morte di George Floyd, che hanno coinvolto molti sportivi americani

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"Non abbiamo fatto abbastanza per ascoltare e comprendere le esperienze vere e ricche di significato della comunità nera e di altre minoranze nel nostro Paese. Ci scusiamo con i giocatori - in particolare con i nostri giocatori di colore - con i fan e con tutti coloro che sostengono la lotta al razzismo. Lo sport è un potente mezzo per fare il bene e noi non lo abbiamo usato nel modo più efficace, come avremmo dovuto. Possiamo fare di più e lo faremo". Parole fortissime quelle usate dalla federazione del calcio americano per annunicare l'abolizone della norma che vietava ai giocatori di inginocchiarsi durante l'inno nazionale come protesta contro il razzismo, con tanto di scuse. Una decisione che arriva sull'onda delle proteste per la morte di George Floyd, che hanno coinvolto molti sportivi americani, e precede il ritorno in campo della MLS a luglio. "Il calcio americano afferma che 'black lives matter' ('le vite dei neri contano', lo slogan della protesta in corso per la morte di Floyd) - si legge all'inizio della nota - ed è diventato chiaro che quel divieto era sbagliato".

Megan Rapinoe e l'introduzione del divieto

La norma era stata introdotta nel calcio USA nel 2017, dopo che la nazionale Megan Rapinoe (bianca) si era inginocchiata durante l'inno in solidarietà verso Colin Kapernick, che aveva introdotto il gesto nel football americano venendone di fatto estromesso. Da ora in avanti, almeno nel calcio USA, non sarà più vietato. "Starà ai nostri giocatori - conclude la nota della federazione - determinare come possono utilizzare al meglio i loro mezzi per combattere tutte le forme di razzismo, discriminazione e disuguaglianza. Siamo qui per i nostri giocatori e siamo pronti a supportarli nell'elevare i loro sforzi per raggiungere la giustizia sociale. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo fare la differenza in futuro. Siamo impegnati in questo sforzo di cambiamento e implementeremo azioni di supporto nel prossimo futuro". Non certo un freddo comunicato su una norma da abolire, ma un vero e proprio manifesto di lotta al razzismo, che impegna tutto il calcio americano in prima persona e invita i giocatori a fare la loro parte. Tutti insieme, uniti sotto lo slogan 'black lives matter', per sconffiggere il razzismo.