Maradona by Kusturica. Buffa presenta il documentario sul Pibe de Oro

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Per la rassegna di grandi documentari di sport, presentati e commentati da Federico Buffa, appuntamento il 21 dicembre su Sky Sport Arena con il ritratto più ravvicinato mai realizzato sul Pibe de oro. Disponibile anche on demand

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Quando un grande artista del cinema incontra un grande artista del calcio non può che venirne fuori qualcosa di artistico ed esaltante. Il titolo originale Maradona by Kusturica dice già tutto: la storia controversa e la personalità complessa di quello che per molti è stato il più grande calciatore della storia (con buona pace del partito di Pelé) diventano materia narrativa, migliore di una sceneggiatura di finzione, nelle mani del regista di Underground e Gatto nero, gatto bianco.

 

Nato a Sarajevo nel 1954, adorato dai cinefili, sommerso di Palme, Leoni e Orsi variamente placcati nei migliori festival europei, Kusturica è un maestro di stampo felliniano, uno che costruisce il suo circo personale e dentro ci mette qualunque cosa, a girare al ritmo indiavolato della musica balcanica. A contatto con una leggenda vivente come Maradona il maestro fa un passo indietro e si mette in ascolto, come un esperto cacciatore che aspetta una grossa preda. Si avverte, oltre alla simpatia reciproca, il vigile rispetto verso chi potrebbe diventare un ospite rognoso.

 

Ne viene fuori un ritratto di Maradona che è anche un dialogo tra due forti personalità, due mondi che si incontrano in un’area di contatto, come nel bellissimo film Comandante, che Oliver Stone realizzò su/con Fidel Castro. Anche qui la musica gioca un ruolo importante, come in tutti i film del regista-musicista, fa ballare il calcio tra tango argentino e Sex Pistols.

Maradona di Kusturica è un film ondivago, caotico, attaccato all’imprevedibilità di ciò che può accadere quando hai il Pibe de Oro e la sua corte davanti a una camera che gira (finché lui la lascia girare). Il regista serbo crea dei legami tra il divo argentino e i personaggi balcanici dei suoi film, tra Buenos Aires, Napoli, Cuba e la Jugoslavia.

 

La storia di Maradona è riscostruita con una messe di materiali mai vista, che va dall’infanzia alla "panza" post-calcio, coi momenti esaltanti delle vittorie e quelli oscuri della droga e delle amicizie pericolose. C’è il Maradona-pensiero, ci sono i suoi idoli (Chavez, il Che, Fidel), c’è molto spettacolo, molto circo, ma anche tanti momenti veri (“Che gran giocatore sarei potuto essere, senza la cocaina”), forse persino oltre le intenzioni del protagonista.

 

Alla fine tutto si tiene in un film travolgente e appassionato, a tratti divertente o toccante, tra verità e inganno, come nel mondo gitano raccontato spesso da Kusturica. Il re è nudo, il campeòn è un uomo consapevole della propria miseria e dei propri fallimenti: un padre che si pente per essersi sballato alla festa di compleanno di sua figlia, un marito che ammette “Io sono la mia colpa” ringraziando la fedele moglie Claudia che lo ha tenuto a galla, nonostante i tradimenti, le mille follie e intemperanze (nei titoli di coda anche un ringraziamento di Kusturica a Claudia Villafane, l’ex moglie di Maradona, e a Dio).

 

Maradona di Kusturica non è un film sul calcio, nemmeno su uno sportivo, ma sulla speranza, sulla gloria, su un talento divino mescolato alla miseria della natura umana. Tanto la vita pubblica di Maradona è stata eclatante e sovraesposta, tanto interiore e segreto è l’uomo che il film ritrae. 

A un certo punto Kusturica chiede a Maradona quale star del cinema avrebbe voluto diventare e la risposta immediata è De Niro in Toro scatenato”, perché “volevo buttare giù tutto” dice. E ci è riuscito. L’incanto supremo delle giocate e dei dribbling di Diego Armando ha ancora il potere di buttare giù tutto e tutti, lasciandoci a bocca aperta in una estasi eterna.

 

Appuntamento il 21 dicembre alle 21 su Sky Sport Arena e sempre disponibile on demand