Morte Maradona, l'avvocato dell'infermiera: "Diego ha battuto la testa prima di morire"

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La tesi di Baqué, legale dell'infermiera di Maradona, apre nuovi scenari sulle cause della scomparsa del Pibe de Oro: "Diego è caduto il mercoledì precedente alla morte: ha battuto la testa, ma non è stato portato in ospedale per una risonanza magnetica. Era rinchiuso nella sua stanza, è arrivato ad avere 115 come frequenza cardiaca, il giorno del decesso aveva 109: il suo corpo lanciava segnali, ma non è stato assistito. Se non fosse stato lì, ma in una clinica, oggi sarebbe ancora vivo"

INDAGATO IL MEDICO LUQUE

La giustizia argentina ha avviato un'inchiesta sulle cause della morte di Maradona lo scorso 25 novembre. Dopo le perquisizioni effettuate ieri nella casa e nella clinica del neurochirurgo Leopoldo Luque, medico personale di Diego indagato per l’ipotesi di omicidio colposo, adesso spuntano altri dettagli legati agli ultimi giorni di vita del Pibe de Oro. Il quotidiano argentino La Nacion riporta le dichiarazioni di Rodolfo Baqué, avvocato dell’infermiera Gisela Madrid che assisteva Maradona: "Diego è caduto il mercoledì precedente alla sua morte (il 18 novembre, ndr). Ha battuto la testa, ma non è stato portato in ospedale per una risonanza magnetica o una TAC".

"Maradona era rinchiuso nella sua stanza"

Nel corso di un’intervista a TN, l’avvocato Baqué ha spiegato che Maradona avrebbe battuto il lato destro della testa, ovvero la parte opposta rispetto a quella operata lo scorso 4 novembre per rimuovere un ematoma subdurale: "Diego non era in grado di decidere, stava rinchiuso nella sua stanza anche tre giorni consecutivi". Riguardo alla sua assistita, l’avvocato precisa che soltanto una volta l'infermiera sarebbe riuscita ad avere un contatto diretto con Maradona, il primo giorno di lavoro. Dopodiché l’infermiera Gisela sarebbe stata licenziata dallo stesso Diego, ma sarebbe comunque rimasta nei pressi della casa, senza più controllare però i dati del Pibe de Oro come la pressione

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"Diego non è stato assistito"

Secondo Baqué, sarebbe stata la psichiatra a prendere le decisioni riguardo Maradona. Nella casa "non c'era nessun medico clinico o cardiologo, solo la psichiatra e le figlie di Diego". Il legale ha aggiunto che Maradona non stava "in un luogo appropriato (una villa nel quartiere residenziale San Andres di Tigre, ndr), non c'era un medico di base, la somministrazione dei farmaci era a carico della psichiatra". Baqué specifica che la frequenza cardiaca di Maradona superava i parametri normali: "È arrivato ad avere 115 come frequenza cardiaca, il giorno della sua morte aveva 109: il suo corpo lanciava segnali, diceva che aveva problemi con la frequenza cardiaca, ma non è stato assistito nemmeno con le pillole”.

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"Se non fosse stato lì, sarebbe ancora vivo"

Nella parte finale della sua intervista, Baqué apre nuovi scenari sulla scomparsa della leggenda argentina: "Credo abbiano dimenticato i suoi problemi al cuore: si sono presi cura della sua dipendenza dall’alcol, ma non hanno notato i segnali di allarme che mandava il cuore di Diego. Credo che se non fosse stato lì, ma fosse stato invece in una clinica, oggi Maradona sarebbe ancora vivo: monitorando l’aumento della frequenza cardiaca, l’avrebbero soccorso in tempo".

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