Caso D'Onofrio, Trentalange ascoltato dalla Procura federale. Il legale: "Detto verità"

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E' durata circa cinquanta minuti l'audizione di Alfredo Trentalange presso la Procura Federale della Figc relativamente al caso dell'ex procuratore dell'Aia, Rosario D'Onofrio, arrestato per traffico internazionale di stupefacenti. No comment all'uscita da parte del presidente degli arbitri, mentre il suo legale ha commentato: "Ha raccontato la verità, non ci sono fatti omissivi commessi da Trentalange"

CASO D'ONOFRIO: LE ACCUSE A TRENTALANGE

Si è svolta oggi a Roma l'audizione di Alfredo Trentalange, presidente dell'Associazione italiana arbitri, presso la Procura Federale della Figc dopo che al numero uno degli arbitri era stato notificato l'avviso di conclusione indagini da parte del procuratore federale, Giuseppe Chinè. Nelle motivazioni si ipotizzavano "comportamenti disciplinarmente rilevanti" da parte di Trentalange relativamente alla gestione del caso riguardante l'ex capo procuratore dell'Aia, Rosario D'Onofrio, arrestato per traffico internazionale di droga. A difendere Trentalange i suoi legali: Avilio Presutti, Bernardo Giorgio Mattarella  e Paolo Gallinelli. Quest'ultimo, dopo circa 50' di audizione, all'uscita da via Campania, ha rilasciato alcune dichiarazioni

Avvocato Trentalange: "Non ci sono fatti omissivi commessi"

"Ha detto quello che doveva dire, non ci sono fatti omissivi commessi da Trentalange. Soddisfatti? La verità porta sempre soddisfazione. Ha raccontato la verità". Così l'avvocato Paolo Gallinelli, legale del presidente dell'Aia, Alfredo Trentalange. No comment da Trentalange: "Non posso parlare, c'è un'indagine in corso".

Le accuse della Procura 

Al presidente dell'Aia la procura Figc imputa varie ipotesi di violazione disciplinare: dall'aver omesso di verificare i requisiti professionali e morali di D'Onofrio - con cui avrebbe avuto un rapporto consolidato - all'aver contattato il vice presidente della commissione disciplinare nazionale Sandroni per difendere l'ex procuratore arbitrale, che era stato invitato a tenere comportamenti più consoni. E ancora i mancati controlli a seguito delle pochissime riunioni in presenza di D'Onofrio, che era ai domiciliari, fino ai dubbi sull'avvenuta reale acquisizione del suo curriculum e sulla veridicità delle sue dimissioni, addirittura con una ipotesi di firma falsa