Non solo Piatek, le esultanze che hanno fatto la storia del calcio. LE FOTO
Il polacco spara con due cannoni montati sui piedi, perché "nella mia lingua bomber è un pistolero". Un'esultanza già classica a suon di gol messi a segno tra Genoa e Milan. Prima di lui tante altre sono entrate nel mito, diventando icone cult del pallone ripetute e imitate. Dalla mitraglia di Batigol alla linguaccia di Del Piero. Dalla culla di Bebeto alla 'Makossa' di Roger Milla. Capriole, cuori e trenini: ecco le più iconiche della storia del pallone
Piatek e tutti i suoi soci. Prima del pistolero polacco del Milan tante altre esultanze sono entrate nel mito, diventando icone cult del pallone ripetute e imitate. Dalla mitraglia di Batigol alla linguaccia di Del Piero. Dalla culla di Bebeto alla 'Makossa' di Roger Milla. Capriole, cuori e trenini: ecco le più iconiche della storia del pallone
KRZYSZTOF PIATEK: Il Pistolero - A San Siro si sono già abituati alle sue pistole. "Pum pum pum" recita il nuovo coro che gli hanno riservato i tifosi.
L'esultanza è nuova ma già "un classico", merito della facilità con cui l'ex Genoa vede la porta. La genesi è proprio in Italia: "Appena arrivato tutti mi chiamavano 'bomber', ma in polacco bomber è uno che spara… un pistolero".
GABRIEL OMAR BATISTUTA: la mitraglia - Il precursore di Piatek? Ovviamente è il "Re Leone", che si inventò la sua 'raffica' dalla stagione 1998-99. L'idea nacque insieme al massaggiatore Luciano Dati, che lo seguì fino in Francia al Mondiale e diventò una sorta di suo agente segreto personale, tanto da comprasi una maglietta griffata '007'. "Se segni sparami" - disse l'amico per scherzo, e Batigol obbedì.
RONALDO: il Cristo Redentor - Braccia larghe e indici in fuori. Quasi come il Cristo Redentore che capeggia sulla città e sulla baia di Rio de Janeiro in cima della montagna del Corcovado. Quella posa del Fenomeno diventerà anche una pubblicità, dove il 10 (e poi 9) nerazzurro si sostituirà alla statua.
CRISTIANO RONALDO: siuuu! - Ormai è diventato un cult di tutti gli stadi d'Italia: gol, indice a richiamare tutto il pubblico, salto e atterraggio a gambe aperte: "SIUUU" - urlato fortissimo da tutti quanti, non solo a Torino ma anche in trasferta.
Un'esultanza nata a Madrid e poi portata in bianconero. Anche se ora sembra nata una nuova fusione…
PAULO DYBALA - la "Dybala mask" - La fusione è ovviamente quella con l'argentino, che ha prestato mezza esultanza a CR7 (e viceversa) nelle ultime partite. Ma qual è il suo significato? "Si tratta della maschera di un gladiatore. Tutti nella vita affrontiamo problemi e delusioni, e dobbiamo combatterli come i guerrieri, anche se siamo sorridenti e felici".
ALEX DEL PIERO: la linguaccia - Uno dei pochissimi giocatori della storia ad avere un copyright sui propri gol… "alla Del Piero". Celebre fu anche la sua linguaccia che debuttò contro l'Inter in una partita di San Siro del 2006, risolta dal 10 bianconero su punizione.
Insieme alle storiche di Michael Jordan, dei Rolling Stones o di Albert Einstein c'è anche la sua. Ripetuta anche nel 2012, nel nuovo Stadium, per il primo scudetto juventino dopo l'inferno della Serie B.
ANTOINE GRIEZMANN: Hotline Bling, Saludo Real e Take the L - Una fucina di esultanze. Il francese campione del mondo si ispira al videogame Fortnite, molto celebre tra i calciatori.
Ad ogni gol potrebbe arrivare una nuova mossa per lui. La prima famosa fu quella ispirata dal rapper Drake, mimando i gesti del cantante in "Hotline Bling".
DIDIER DROGBA: lo "scivolone" - Forse la più tipica esultanza dei prati inglesi della Premier League. Tra i capostipiti c'è Didier, l'uomo da 300 gol in carriera di cui 160 in Blues.
Braccia larghe che si distendono e ritraggono in continuazione, e poi giù sulle ginocchia… Come in quella magica notte di Monaco nella finale vinta - meravigliosamente e incredibilmente - da Didier Drogba.
PAUL POGBA: la Dab Dance - Nel mondo del calcio l'ha introdotta lui. Di cosa si parla? Di una danza comparsa per la prima volta negli Usa ad Atlanta nella scena e cultura hip hop della città.
Da Torino a Manchester Pogba se l'è sempre portata accanto. Il gesto diventò famoso nel mondo dello sport attraverso il giocatore di football americano Cam Newton, che l'ha promossa come esultanza a cominciare dal 2015.
MARK BRESCIANO: la statua - Probabilmente la più famosa delle non-esultanze. Al gol niente gioia e corse a perdifiato per il campo, ma postura immobile e scrutare l'orizzonte. "Non c'è una spiegazione su questo modo di festeggiare il gol - disse lui -. È nata per caso e l'ho adottata per sempre".
LUCA TONI: 'non vi sento' - "Il gesto dell'orecchio? È nato a Palermo, a cena con alcuni compagni. Uno di loro l'aveva fatto con la mano e quando ho segnato l’ho riproposto anche io, poi per scaramanzia me lo sono portato dietro per tutta la carriera".
GIAMPAOLO PAZZINI: 'non vi vedo' - Altra mossa entrata nel mito e che affonda le proprie radici nella Fiorentina, quando il Pazzo giocava proprio insieme a Luca Toni: "Lui faceva sempre il gesto dell’orecchio, e significava: 'Ehi, ci sentite?'. E così in contrapposizione è nato il mio, il cui significato era: 'Ehi, ci vedete?' ".
ALBERTO GILARDINO: il violino - Altra mossa tipica vista più e più volte: poggiato su un ginocchio, collo piegato su un lato e archetto invisibile in mano. Gila ne raccontò così la genesi: "Il gesto del violino è nato una sera a cena col mio amico Marchionni ai tempi della Fiorentina. Io suonavo e lui faceva l’inchino".
ANDREA BELOTTI: il Gallo - Viene prima l'uovo o la gallina? Ma soprattutto: prima l'esultanza o il soprannome di Belotti? "La prima volta che ho esultato con la cresta era perché l’avevo promesso al mio amico Yuri Gallo. Un tempo avevo anche i capelli pettinati così, ma poi ho cambiato. Quelli di oggi, con la riga precisa, rispecchiano più il mio modo di essere".
HUGO SANCHEZ: la capriola - Si apre ora il capitolo acrobazie. Il precursore della capriola dopo il gol ha un nome ben preciso, ed è quello del messicano del Real Madrid Hugo Sanchez.
Due mani parallele davanti a lui, salto e atterraggio a piedi uniti. E poi braccia alzate al cielo per arringare i tifosi del Bernabeu. L'acrobazia dopo ogni rete era un omaggio alla sorella, atleta di ginnastica. Dopo di lui tanti altri lo hanno imitato.
OBA OBA MARTINS - Il nigeriano dell'Inter ne creò una versione ancor più spericolata: "Quando segno voglio sempre fare la capriola. Ho cominciato in Nigeria. Un signore mi ha visto farla e mi ha detto di continuare dopo ogni gol perché era un gesto atletico molto bello. Da quel momento non ho più smesso".
MIROSLAV KLOSE - Altra rivisitazione sulla base del maestro Sanchez, ma senza mani per darsi la spinta: solo lavoro di coordinazione, gambe e addominali. Quella del tedesco diventò celebre fin dal Mondiale del 2002.
FERNANDO COUTO - Tra i tanti c'è anche l'ex centrale portoghese, che ne eseguiva una molto simile a quella di Klose. Qualche anno dopo, sempre nella Lazio, ci sarà anche la capriola di Hernanes, che spingeva però col sinistro eseguendola al contrario.
BEBETO: la culla - Una vera e propria icona, entrata nel mito e nella storia del calcio. Nel Mondiale americano del 1994 il brasiliano era diventato da poco papà, e dedicò il suo primo gol contro il Camerun al figlio, mimando la culla che dondola.
Nei quarti di finale contro l'Olanda lo imitarono Romario e Mazinho, dopo il copia-incolla di Leonardo dello scatto precedente.
FRANCESCO TOTTI: il ciuccio (che ciuccio non è) - Come per Bebeto, discorso simile per Totti? Affatto, il capitano della Roma iniziò a mettersi il pollice in bocca non in omaggio ai suoi bambini, ma per Ilary: "È il gesto che lo fa ogni volta che si concentra. È una dedica speciale alla donna che amo e alla madre dei miei figli".
VINCENZO MONTELLA: l'aeroplanino - Data di nascita 1995, quando Montella passa in B al Genoa. Diventerà il suo marchio di fabbrica e il suo soprannome. A Roma, nel 2001, volerà fino allo scudetto.
PETER CROUCH: la robot dance - Gambe e braccia rigide, movimenti meccanici per lo "spilungone" al tempo nel giro della nazionale inglese. Un'esultanza che fu poi abbandonata ma ripetuta nel 2017, in occasione del centesimo gol segnato in Premier League con la maglia dello Stoke.
PATO: il cuore - Immancabile anche il gesto d'amore che il Papero milanista rivolse in tribuna nel giorno del suo debutto, con gol, contro il Napoli nel gennaio del 2008. Il cuoricino era per la fidanzatina Stephany Brito, di lì a poco moglie con cui il matrimonio durò, però, meno di otto mesi.
RODRIGO TADDEI: il cuore che batte - Mano sotto la maglietta, vicino al cuore… che batte. L'ex Roma perse il fratello Leonardo in un incidente stradale avuto insieme nel 2003. Da quel giorno ad ogni corsa dopo un gol, Rodrigo, l'ha ricordato così, a Siena, Roma e Perugia.
LEONARDO BONUCCI: sciacquatevi la bocca - L'indice circonda la faccia, e gira, gira, gira… "È un gesto coniato dai miei amici, poi l'ho ripetuto dopo ogni gol perché fa capire a tanti che quando si parla della Juventus si devono sciacquare la bocca".
Il "sacrilegio" arrivò il 31 marzo 2018, un giorno prima del Pesce d'aprile a cui nessun tifoso della Juve avrebbe mai creduto: "Ero dubbioso se esultare, poi l'ho fatto dopo aver sentito l’accoglienza che tutti voi avete visto". Oggi Bonny è tornato a casa, e la pace è stata già raggiunta.
JUARY: la danza della bandierina - Il brasiliano trapiantato ad Avellino fu ben presto amato da tutti anche per quel suo modo folkloristico di esultare, facendo tre giri intorno alla bandierina del calcio d'angolo. Giocherà anche per Inter, Ascoli e Cremonese, prima vincere una Coppa dei Campioni col Porto nel 1987, segnando il gol decisivo in finale.
ROGER MILLA: la Makossa - Italia, 1990, Notti Magiche. Per gli azzurri della Nazionale ma anche per il Camerun, col 38enne Roger Milla che si scatenò col suo ballo vicino alla bandierina diventando icona. Tutta l'Africa imitò da quel giorno la sua Makossa, nome di una musica popolare camerunese.
TIM CAHILL: la bandierina pungiball - L'esultanza è sempre lì, vicino al calcio d'angolo. L'australiano rese la propria mossa un marchio registrato, riprodotta per la prima volta nella stagione 2005-06, ma ispirata dal giocatore dei Melbourne Victory Archie Thompson.
GABRIEL JESUS: la telefonata - Qualche dubbio sull'autentica versione della cornetta mimata dal brasiliano di Manchester. Si diceva fosse una vendetta d'amore: "L'esultanza è un messaggio alla mia ex ragazza, che non mi rispondeva più quando ero al Palmeiras, ma che mi ha riscritto appena sono passato al City".
Poi però Gabriel raccontò una nuova versione: "È per mia mamma, che mi tempestava sempre di chiamate dopo alcune brutte prestazioni. Adesso invece sono io a farlo: 'Mamma, sto giocando bene e ho segnato, ora ti chiamo io' ".
FRANCESCO MORIERO: lo sciuscià - Cosa significa? È un film di Vittorio De Sica, ma anche una parola in napoletano per indicare lo 'shoe-shine' inglese, ovvero i lustrascarpe del dopoguerra. L'esultanza cult nacque il 31 agosto del 1997: San Siro ribolle per l'esordio di Ronaldo, ma a risolvere la partita contro il Brescia è un giovane Recoba.
"Quando vidi la sua punizione mi venne in mente di lustrargli la scarpa, un gesto nato per scherzo ma che diventò un rituale di quegli anni all'Inter". Soprattutto col Fenomeno Ronaldo.
BARI: il trenino - Immagini amarcord per un'altra esultanza entrata nella storia, e imitata da tantissimi. Il 16 ottobre del 1994 il Bari sbanca San Siro contro l'Inter e Tovalieri, Guerrero, Pedone, Bigica, Manighetti e Montanari sorprendono tutti inginocchiandosi uno in fila all'altro. "Venne in mente a Guerrero, che praticava questa esultanza già in Colombia" disse proprio Tovalieri.
FABRIZIO RAVANELLI: la maglia sopra la testa - Oggi lo fanno in pochi, da quando anche la classica esultanza alla Penna Bianca è diventata sinonimo di ammonizione (Materazzi ne fu espulso in un derby del 2006).
Il motivo? "Ero alla Juve e giocavamo contro il Napoli. Stavamo disputando una gran partita ma non riuscivamo a sbloccarla. Lippi ci incoraggiava dicendo che prima o poi il gol sarebbe arrivato. A cinque minuti dalla fine io sono riuscito a segnare. Era tanta la gioia che mi è venuto istintivo mettere la maglia sopra la testa. Da lì non ho più abbandonato quell’esultanza".