Pirlo: "Ho smesso quando ancora mi sentivo uno dei migliori. Ancelotti? Come un secondo padre"

Calcio

"Essere un ex calciatore? Ancora non l'ho capito bene...." Andrea Pirlo racconta il suo prima, fatto di Milan, Juve e Nazionale e di quello che verrà. Lo fa ai “Signori del Calcio”, sabato 19 maggio alle 14 su Sky Sport 1. Lunedì 21 maggio, appuntamento invece con “La notte del Maestro”, partita di addio al calcio di Pirlo. Diretta dalle 20 su Sky Sport 1, Sky Supercalcio. Live streaming su Skysport.it

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Il Maestro si racconta, riavvolge il nastro e torna a rivivere i dieci anni di Milan, la "seconda giovinezza" con il passaggio alla Juventus e il coronamento del sogno Mondiale. Lo fa ai "Signori del Calcio", in onda sabato 19 maggio alle 14 su Sky Sport 1, domenica alle 16.15 (Sky Sport 1) e alle 22.45 (Sky Supercalcio). In attesa dell'addio "ufficiale" al calcio di lunedì 21 maggio. “La notte del Maestro”, sarà in diretta dalle 20 su Sky Sport 1 e Sky Supercalcio. Live streaming su Skysport.it.

Ho smesso quando ancora mi sentivo uno dei migliori

Essere un ex calciatore? Non l’ho ancora capito bene… Sicuramente fa un certo effetto non poter scendere in campo ed allenarsi. Mi sento bene, ma era il momento giusto per finire. Quando l’ho capito che era il momento giusto per smettere? Quando al mattino mi pesava andare ad allenarmi e avevo dolori, fare figuracce era inutile. Devi smettere quando te la senti, io ho deciso da solo, nel momento migliore, ho smesso ancora quando mi sentivo ancora dei migliori. Non è facile, ma guardandomi indietro vedo tutta la mia carriera, i sogni da bambino che ho realizzato. Mi ritengo una persona più che fortunata.

Il Milan, una squadra di amici. Ancelotti un secondo padre

Al Milan sono stati 10 anni fantastici, abbiamo vinto tutto, ho conosciuto compagni e amici straordinari. Tutti insieme sempre, è stato un pezzo importante della mia vita. Siamo amici tuttora, ci trovavamo bene sia dentro sia fuori dal campo.

Ancelotti è stato l’allenatore più importante, è quello che ho avuto di più, mi ha fatto giocare ai massimi livelli, devo solo ringraziarlo, è stato come un secondo padre. Siamo cresciuti insieme nel Milan.

Alla Juve per dimostrare che non ero finito

La Juve? Un'altra felicissima parentesi, 4 anni e grandissimi stimoli, dopo 10 anni di Milan. Abbiamo vinto 4 campionati e perso una finale di Champions. Non pensavo che sarei stato così bene. Sono andato via tranquillamente dal Milan, ma dentro di me c’era la voglia di far vedere che non ero finito.

Al primo ritiro, alla prima riunione, da lì ho capito che Conte era un grandissimo allenatore. Trasmetteva voglia di rivalsa, di far tornare la Juve dove meritava. Ne ha dette tante di cose, parole forti, ti faceva venir voglia di allenarti. È stato convincente dal primo giorno con le parole, i fatti e il lavoro. Abbiamo lavorato duramente e da lì è iniziato tutto. La società è stata brava a dargli fiducia.

Mondiale 2006, il pallone sul dischetto sembrava una palla medica...

Il mondiale un'esperienza bellissima, la vittoria più importante. Purtroppo pensi che non ti accadrà più, né giocarla né vincerla. Penso a qui momenti indimenticabili. La camminata verso il rigore... prendi il pallone e ti avvicini al dischetto... sembrava una palla medica...dopo averlo scaricato in rete ti lasci un'enorme pressione addosso. Durante la rincorsa avevo già pensato a come tirarlo. Volevo far questo, era la cosa che volevo fare fin da piccolo, non mi ha mai pesato, neanche in ritiro.