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Dai troppi videogiochi al Pallone d'Oro: la parabola di Ousmane Dembélé

IL PROFILO

Introduzione

Promessa precoce, colpo costosissimo, talento incompiuto, flop di mercato, infine Pallone d'Oro. Ousmane Dembélé ha appena 28 anni, eppure ha già attraversato tutte le fasi possibili della carriera di un calciatore. Esploso tra Rennes e Borussia Dortmund, al Barcellona sembrava aver mancato il grande salto per diventare un campione. Ce l'ha fatta invece a Parigi, dove Luis Enrique lo ha trasformato in goleador e perno di una squadra formidabile. Così, dopo i joystick, è riuscito a tenere in mano anche i trofei più importanti. Ricostruiamo la sua carriera, dagli esordi e i limiti di comportamento fino al trionfo personale di lunedì 22 settembre

 

TUTTI I PREMI DELLA SERATA - LA CLASSIFICA DEL PALLONE D'ORO

Quello che devi sapere

Gli esordi

Nato il 15 maggio 1997 a Vernon, in Normandia, cresce nelle giovanili del Rennes e con il club rossonero esordisce appena 18enne in Ligue1 nella stagione 2015/2016. Si ritaglia subito uno spazio importante, segnando 12 gol in 29 presenze stagionali. In foto, il suo futuro capitano Marquinhos prova a prenderne le misure.

 

Le sue eccezionali qualità, soprattutto in dribbling e in velocità, non lasciano indifferenti i migliori club europei. Il Borussia Dortmund lo acquista nell'estate 2016 per 35 milioni di euro

Gli esordi

La consacrazione in Germania

Il passaggio in un campionato e in un Paese diversi non ostacola la crescita di Dembélé. Riesce subito a imporsi come titolare nella squadra allenata da Tuchel, tanto da risultare a fine stagione il giocatore con più presenze, 49 totali.

 

I gol non sono molti, 10 in tutte le competizioni, ma uno è molto pesante, il vantaggio nella finale di Coppa di Germania vinta 2-1 contro l'Eintracht Francoforte. Di Rebic e Aubameyang le altre reti: proprio con il centravanti festeggia qui il primo trofeo della sua carriera

La consacrazione in Germania
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La presentazione complicata al Barcellona

Dembélé continua a bruciare le tappe e nell'estate 2017, dopo una sola stagione in Germania, viene acquistato dal Barcellona per una cifra monstre, 148 milioni di euro. Eredita la maglia numero 11 di Neymar e diventa il secondo colpo più caro nella storia del calciomercato, proprio alle spalle del trasferimento del brasiliano al Paris Saint Germain nella stessa estate. Successivamente è stato superato solo da Kylian Mbappé, sempre in direzione Parigi.

 

Durante la presentazione ufficiale al Camp Nou sembra trovarsi a disagio mentre prova a palleggiare davanti a stampa e tifosi. A posteriori, un indizio rivelatorio dei suoi problemi in Spagna

La presentazione complicata al Barcellona

Gli infortuni e la dipendenza dai videogiochi

A Barcellona subentrano le difficoltà, sia a livello fisico che comportamentale. Il francese subisce il primo, serio infortunio della carriera, una lesione al tendine del bicipite femorale della coscia sinistra, rimanendo fuori quattro mesi e segnando il primo gol in blaugrana solo a gennaio. Il rendimento fatica a decollare e nella stagione successiva finisce nell'occhio del ciclone per l'eccessiva dipendenza dai videogames.

 

Le notti insonni davanti alla console gli causano cattivo riposo, sbalzi di umore e lo portano a presentarsi in ritardo agli allenamenti. Persino i compagni di squadra gli tirano le orecchie pubblicamente: "Ousmane dovrebbe concentrarsi solo sul calcio ed essere più responsabile in alcuni aspetti. Nello spogliatoio del Barcellona ci sono diversi esempi di professionalità e deve trarre ispirazione da quelli. Essere un calciatore è un autentico privilegio", dice Luis Suarez in una conferenza. Anche la passione per il junk food viene indicata spesso dai media catalani tra le cause dei suoi molti infortuni

Gli infortuni e la dipendenza dai videogiochi
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La fiducia di Deschamps

Nonostante le difficoltà a Barcellona, chi non smette mai di dargli un'opportunità è il CT della Francia Didier Descahmps. Convocato ai Mondiali del 2018 in Russia, gioca quattro partite (non semifinale e finale), diventando campione del mondo. Fa parte anche della rosa degli Europei del 2021, del Mondiale 2022, in cui gioca da titolare sei partite su sette, e degli Europei del 2024. Finora ha collezionato 7 gol in 57 presenze, nessuno però nelle fasi finali di una competizione internazionale

La fiducia di Deschamps

Il flop a Barcellona

Pur aumentando il suo palmares (3 campionati, 2 Coppe del Re e 2 Supercoppe di Spagna), Dembélé non riesce mai a imporsi tra i leader tecnici del Barcellona. Gli infortuni, alcuni pesanti e altri meno gravi ma molto frequenti, limitano le sue presenze, soprattutto nelle stagioni 2019/2020 e 2021/2022.

 

La sua esperienza è forse sintetizzata dalla semifinale di andata di Champions tra Barcellona e Liverpool nel 2019. I blaugrana vincono 3-0 e all'ultimo minuto il francese ha la possibilità di segnare il quarto gol, ma solo davanti ad Alisson calcia debole e centrale. Al ritorno il Liverpool vince 4-0 ad Anfield. Nell'ultimo anno di contratto decide inizialmente di non rinnovare col Barcellona. Alla fine però ci ripensa e a luglio 2022, già svincolato, firma un biennale con decurtazione dello stipendio

Il flop a Barcellona
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La resurrezione di Parigi

Nell'estate 2023 lo vuole Luis Enrique e passa al Paris Saint Germain per 50 milioni di euro. Ironia della sorte, ancora una volta al posto di Neymar. La prima stagione lo vede ancora protagonista ai margini, 6 gol in 42 presenze. 

 

Con l'addio dell'amico Mbappé, diventa il punto di riferimento dell'attacco del Psg e la sua carriera finalmente svolta: da centravanti, nel tridente con Barcola e Doué, poi con Kvaratskhelia al posto del primo, arriva a 35 gol in tutte le competizioni, portando il club alla prima Champions e al primo Triplete della sua storia. In Europa segna reti pesanti al Liverpool e all'Arsenal, se non è nel tabellino dei marcatori finisce in quello degli assist, come nella finale di Monaco stravinta 5-0 con l'Inter. Sono 16 in totale a fine stagione

 

Gol, assist, ma anche spirito di servizio. Della finale contro l'Inter sono rimaste impresse le sue corse furiose durante il pressing, soprattutto verso Sommer. La definitiva trasformazione da talento indisciplinato a uomo-squadra

 

La resurrezione di Parigi

La conquista del Pallone d'Oro

Nella serata di gala al Theatre du Chatelet di lunedì 22 settembre, ha ricevuto il Pallone d'Oro secondo i pronostici, sesto vincitore francese nella storia. Durante il discorso di ringraziamento si è commosso più volte. Poi è andato a mostrare il trofeo ai tifosi in festa per le strade di Parigi. Un anno fa era quasi impossibile immaginare questo esito, forse non ci avrebbe scommesso nemmeno lo stesso Dembélé. Magari alla play aveva già raggiunto questo status, meglio però così. Non c'è bisogno di salvare per ricordare quello che è stato in grado di fare. E non è mai troppo tardi per ripagare le attese e raggiungere i propri obiettivi

La conquista del Pallone d'Oro
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