L'ex attaccante di Ajax, Barcellona e Liverpool ha raccontato la sua battaglia contro il virus: "Probabilmente non sono mai stato così male. Ci ho messo 4 settimane per riprendermi. Ora vado in bici, ma non riesco a farlo per lunghe distanze"
Il Coronavirus ha colpito anche Jari Litmanen, simbolo del calcio finlandese e non solo. L'ex attaccante oggi ha 49 anni e ha voluto raccontare la sua battaglia contro il Covid-19 in un podcast di una nota agenzia di scommesse: "Ho avuto febbre, mal di testa, dolori muscolari e difficoltà respiratorie - le sue parole - ci ho messo quattro settimane per riprendermi. Fortunatamente la situazione non è mai peggiorata al punto tale da dover andare in ospedale, ma non sono stati giorni facili. Ho avuto di tutto". Nella sua carriera di battaglie ne ha dovute combattere tante, compresi i molti infortuni con cui ha dovuto fare i conti: "Ma probabilmente non sono mai stato così male - ribadisce sicuro - è stato tutto molto pesante, fisicamente e mentalmente". Tanto che il calcio, la sua grande passione, in quei momenti non rientrava fra i suoi pensieri: "Non mi mancava - ha ammesso - la mia testa era altrove". Il peggio, però è passato e Litmanen è tornato a sorridere: "Ora cammino e faccio un po’ di bicicletta per recuperare le forze, ma ancora non ci riesco per lunghe distanze. Spero che le cose migliorino presto”.
Simbolo
Parole che fanno una certa impressione, perché Jari Litmanen è considerato il calciatore finlandese più forte di tutti i tempi. Il debutto in patria a 16 anni con il Lahti, poi i trionfi con l'HJK Helsinki e il Mypa che gli valgono la fiducia dell'Ajax. Impressionanti le sette stagioni ad Amsterdam: dopo una prima annata passata all'ombra di Bergkamp, quando quest'ultimo venne ceduto all'Inter, ne prese il posto e la maglia numero 10. Da lì le vittorie in Olanda e in Europa, le notti magiche con la squadra di Van Gaal che raggiunse per due volte consecutive la finale di Champions. La gioia del 1995 contro il Milan (arrivò terzo nella classifica del Pallone d'Oro nell'anno di Weah), le lacrime del 1996 all'Olimpico di Roma, quando ad alzare la coppa fu la Juventus nonostante le sue nove reti segnate in quell'edizione e il titolo di capocannoniere. In carriera ha giocato anche con Barcellona e Liverpool, limitato però dai tanti infortuni. Recordman di presenze (137) e di reti (32) con la Nazionale, si è ritirato a 40 anni dopo essere tornato a giocare in Finlandia.