NBA, Trump se ne va: da LeBron a Kerr, da Russell a Popovich, 4 anni di scintille
Non si sono amati. Quasi mai. Anzi, mai. I protagonisti del mondo NBA e il 45° presidente USA nell'arco degli ultimi quattro anni sono sempre stati su posizioni diverse e opposte. Tanto le azioni quanto le parole dell'inquilino alla Casa Bianca hanno portato a reazioni stizzite da parte di tantissimi giocatori (e allenatori) NBA, così come l'attivismo sociale della lega di Adam Silver ha dato fin da subito molto fastidio a Donald Trump
TRUMP VS. NBA | Rileggere un quadriennio di rapporti (spesso polemici) tra il mondo NBA e il presidente degli Stati Uniti uscente Donald Trump è rileggere a grandi linee tutto il suo mandato e il suo operato politico, fatto di decisioni e prese di posizione spesso controverse e altrettanto spesso contestate dai rappresentanti più in vista del mondo NBA. In ordine rigorosamente cronologico, ecco la storia di 4 anni di accuse reciproche e turbolenti relazioni a distanza
IMMIGRATION ACT, IL DIVIETO DI INGRESSO NEGLI USA | Siamo sempre nel gennaio 2017 e l’Immigration Ban voluto da Trump — ordine esecutivo che vieta temporaneamente l’ingresso negli USA ai rifugiati e ai visitatori da sette paesi considerati pericolosi (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen) — piace poco a Steve Kerr, l’allenatore dei Golden State Warriors, il cui padre è stato ucciso in Libano da terroristi islamici. E i Milwaukee Bucks fanno simbolicamente partire in quintetto Thon Maker, il loro giovane giocatore sudanese
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WOMEN’S MARCH, LA VOCE DELLE DONNE | Più di un milione di donne (e non solo) scese in strada a partire da Washington dove — solo un giorno prima — si era insidiato alla Casa Bianca come 46° presidente Donald Trump. Un’elezione piaciuta poco alla comunità femminile e ancor meno a quella LGBT, che vede nel nuovo presidente una minaccia ai diritti così faticosamente conquistati: “Avrebbe dovuto essere in prima fila a chiedere scusa a tutte le donne che ha insultato durante la campagna elettorale”, tuona l’allenatore degli Spurs Gregg Popovich
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CURRY: “TRUMP UN ASSET… SENZA ‘ET’!” | Capita che il CEO di Under Armour, azienda di cui Steph Curry è testimonial di punta, dichiari che “avere un presidente [Trump] così favorevole al mercato è un grande asset per il nostro Paese” perché il n°30 degli Warriors intervenga, evidentemente infastidito dall’indiretto appoggio all’inquilino della Casa Bianca. “Un asset? Sì, senza la ‘e’ e la ’t’ finale, però”. Dove “ass” in inglese significa comunemente “str**zo”
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ALL-STAR WEEKEND, CUBAN IN CAMPO CON IL 46 | No, non in onore di Valentino Rossi. Il 46 con cui il proprietario dei Dallas Mavericks scende in campo nel Celebrity Game che tradizionalmente si gioca durante il weekend delle stelle fa riferimento al presidente degli Stati Uniti n°46, ovvero… il prossimo — quello destinato (mai troppo presto, nell’opinione di Cuban) a succedere a Trump, il n°45 della storia USA, da lui definito “non abbastanza intelligente per essere presidente”
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LA MARCIA DI CHARLOTTESVILLE | Un morto e 19 feriti è il bilancio della marcia organizzata il 12 agosto 2017 dai movimenti di estrema destra americana a Charlottesville, Virginia, che sfocia in tragedia. Trump non condanna le violenze e la reazione dei protagonisti NBA non tarda ad arrivare: “Trump ha sdoganato l’odio in America, rendendolo popolare e figo”, scrive LeBron James; “Difendere i suprematisti bianchi riassume chi è veramente Trump”, gli fa eco Steve Nash
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IL NO DEGLI WARRIORS (E DI DURANT) ALLA CASA BIANCA | “Non sono d'accordo con quello che dice e pensa, finché ci sarà lui in carica non potremo vedere nessun progresso. Per questo, se dovesse invitarci alla Casa Bianca, io non ci andrò”. Parole (e musica) di Kevin Durant, che le suona a Donald Trump, evidentemente sgradito alla superstar degli Warriors. Siamo nell’agosto 2017, Golden State — laureatasi campione a giugno — prende già le distanza dall’inquilino della Casa Bianca
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LEBRON: “TRUMP USA LO SPORT PER DIVIDERCI” | Gli Warriors campioni fanno capire di non voler andare alla Casa Bianca, Trump ritira l’invito (“Non li voglio”), LeBron James interviene e dice la sua: “Invece di unire una nazione, questo uomo usa lo sport per dividerci”. “King” James incassa la reazione ammirata di Steph Curry: “Quel che dice è molto coraggioso”
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POPOVICH: “GLI USA FONTE DI IMBARAZZO NEL MONDO” | Coach Pop definisce “disgustoso e comico” il comportamento di un presidente che ritira un invito quando si accorge che tanto nessuno sarebbe andato alla sua festa. E poi alza il tiro: “La questione razziale è l’elefante nella stanza: chi è bianco in questo Paese parte con un netto vantaggio”, dice. Negli stessi giorni infuria la polemica anche tra Trump e i giocatori NFL, che continuano a inginocchiarsi all’inno: un gesto, sostengono i giocatori NBA, che non vuole mancare di rispetto “né al Paese né alla bandiera”
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NIENTE HOTEL DI TRUMP PER LE SQUADRE NBA | Siamo nell’ottobre 2017, la stagione sta per partire e il Washington Post intervista le 123 squadre professionistiche nei quattro maggiori sport USA, chiedendo loro se in futuro sceglieranno di risiedere nelle strutture gestite da Trump: tra le 106 che hanno risposto, nessuna ha detto di voler alloggiare lì e l’en-plein è praticamente confermato anche nella NBA, dove solo i New Orleans Pelicans scelgono di non rispondere con un laconico “no comment”
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TRUMP INCONTRO KIM: SPUNTA RODMAN | È stata definita “la stretta di mano che ha sorpreso il mondo”. Quella che si sono scambiati nel giugno 2018 a Singapore il presidente USA Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un. A fare da eccentrico testimone Dennis Rodman (ovviamente…), da anni amico esclusivo del controverso capo di stato della Corea del Nord
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MEDAL OF FREEDOM PER BOB COUSY | Il grande playmaker dei Celtics a cavallo tra gli anni '50 e '60 riceve la massima onoreficenza civile dal presidente Donald Trump: “Il razzismo esiste ancora e non mi piace il clima divisivo della discussione pubblica, ma comunque voterò per lui nel 2020. Come tanti americani sono d’accordo con alcune delle sue politiche pur contestandone altre”, dichiara Bob Cousy: Che aggiunge: “Non ho mai pensato di boicottare il suo invito, neanche per idea”
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CHINA-GATE: SCONTRO TRUMP-KERR | La stagione NBA 2019-20 scalda i motori, le squadre viaggiano tra Cina e Giappone per la preseason, il tweet di Daryl Morey a supporto di Hong-Kong innesca un caso diplomatico. Trump attacca Steve Kerr, a suo avviso a corto di argomenti quando messo di fronte alle politiche ambivalenti della NBA in un Paese illiberale come la Cina (“Sembrava un bambino spaventato”); l’allenatore di Golden State replica: “Il circo continua: non siamo mai finiti così in basso”
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SCOPPIA LA PANDEMIA, “IL VIRUS CINESE” | Così continua a definirlo provocatoriamente Donald Trump nelle prime settimane di diffusione, quando il governo USA sottovaluta — per voce del suo presidente — la gravità del virus. E Jeremy Lin non ci sta: “Questo sottile messaggio anti-asiatico non fa altro che giustificare ulteriore odio nei nostri confronti: è così difficile chiamarlo Covid-19 o coronavirus?”
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ANCHE GALLINARI POCO CONVINTO DA TRUMP | Quando scoppia la pandemia Danilo Gallinari è a Oklahoma City, giocatore dei Thunder: “Qui la situazione è più tranquilla rispetto a New York, in California o in Colorado”, dice ma come tutti anche lui si rivolge alle istituzioni per cercare di capire quale sia il futuro. “Trump ogni giorno dice qualcosa di nuovo senza però molta logica”, osserva l’ala azzurra
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JABBAR “GHOST WRITER” POLEMICO PER TRUMP | In un editoriale affidato alle pagine del quotidiano inglese "The Guardian" (siamo a maggio 2020), la leggenda NBA accetta i panni del ghostwriter e scrive il discorso che da cittadino USA vorrebbe sentir pronunciato dal suo presidente. Ma per farlo, avverte, ci vuole "grandezza". "C'è bisogno di un uomo di stato, non di un... Trump"
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UCCISO GEORGE FLOYD, POPOVICH TUONA CONTRO TRUMP | La polizia di Minneapolis il 25 maggio scorso uccide George Floyd. In oltre 450 città USA esplodono le proteste della comunità afroamericana (e non solo). Esplode anche coach Popovich, che vede un solo colpevole: “Trump dovrebbe solo dire tre parole: Black. Lives. Matter. Ma non lo farà. È inadatto a governare un Paese: ci ritroviamo con un pazzo al posto di un presidente”
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DILAGA IL MOVIMENTO BLACK LIVES MATTER, SCONTRO TRA TRUMP E BILL RUSSELL | In tutto il mondo dilaga la protesta del movimento Black Lives Matter, gli sport sono fermi per via della pandemia, ma Trump avverte: “Ogni volta che vedo un giocatore inginocchiarsi durante l'inno nazionale, per me la partita è finita”. Gli risponde Bill Russell, leggenda Celtics degli anni ’60, sempre in prima fila nelle battaglie per i diritti civili e razziali: “Sei codardo e divisivo”
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LA NBA NELLA “BOLLA”, LEBRON RISPONDE A TRUMP | La NBA riprende il suo campionato nella bolla di Orlando e i giocatori — nella loro quasi totalità — si inginocchiano all’inno. “Vergognoso. Ho spento subito la tv”, tuona Trump. “Chi se ne frega se non ci guarda”, la replica immediata di LeBron James. “Il basket andrà avanti anche senza di lui”
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SPARI A JACOB BLAKE, LA NBA SI FERMA | L’ennesimo episodio di violenza — quello che coinvolge un altro afroamericano, Jacob Blake, nel Wisconsin — spinge i Milwaukee Bucks a non scendere in campo. La NBA si ferma, altre squadre scelgono di non giocare, la protesta si allarga ad altri sport. Ma Trump se la prende specialmente con la NBA: “Ormai è diventata un’organizzazione politica. E alla gente non piace, infatti i rating televisivi sono in calo”
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TRUMP POSITIVO AL CORONAVIRUS: LE REAZIONI NBA | Dopo aver per mesi negato prima e minimizzato poi la gravità del Covid-19, sia il presidente Trump che la moglie Melania annunciano il 2 ottobre di essere risultati positivi al tampone. “Ecco cosa succede a ignorare la scienza”, dichiara Jamal Crawford, mentre CJ McCollum ne approfitta per ribadire ulteriormente un messaggio troppo spesso ignorato: “Ricordiamoci l’importanza dell’uso della mascherina”
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ELEZIONI 2020, TRUMP ATTACCA LEBRON | In uno degli ultimi comizi elettorali in Pennsylvania, a meno di 24 ore dal responso delle urne nella corsa alla riconferma alla Casa Bianca, il presidente USA è tornato ad alimentare la sua polemica contro la NBA e contro LeBron James, appena leauretosi campione con i Lakers: “Mi dispiace per loro, nessuno ha guardato le finali, perché si sono schierati contro il nostro Paese”, le parole di Trump
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LE ARENA NBA COME SEGGI ELETTORALI | Uno degli accordi raggiunti dalla NBPA — il sindacato dei giocatori NBA — a seguito delle proteste e delle richieste portate avanti negli ultimi mesi è stato quello di utilizzare le arene e i campi di allenamento come “luoghi della democrazia”: palazzetti dove iscriversi alle liste elettorali ed esprimere il proprio voto, seggi e schede per decidere la partita tra Trump e Biden.
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FINE DI UNA PRESIDENZA: IL BILANCIO DI POPOVICH | Quando il quadriennio Trump alla Casa Bianca si avvia alla conclusione, sconfitto alle urne da Joe Biden, l’allenatore di San Antonio si toglie qualche ultimo sassolino dalle scarpe. Riassume drasticamente l’operato di Trump — “Sa soltanto giocare a golf e raccontare un sacco di bugie” — e poi rincara la dose: “È capace soltanto di fare i propri interessi, intimidire e agire in maniera prepotente. Trump è il più grande clown mai apparso sulla faccia della Terra”, conclude lapidario
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ASSALTO AL CONGRESSO: LA REAZIONE NBA | È stato un po’ il colpo di coda (violento e ingiustificabile) di una presidenza ormai sconfitta, destinata a uscire di scena. Ma l’assalto dei sostenitori di Trump al Congresso non ha lasciato indifferente la NBA, ancora una volta in prima linea nel voler contribuire al cambiamento. Clamorosa la decisione dei Bucks di Antetokounmpo di inginocchiarsi ma solo a partita iniziata, con la certezza di essere ripresi dalle telecamere dei network tv e quindi visti da tutti
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